Su questo viaggio
Circa sei anni fa siamo “emigrati in bicicletta”; partiti da Bologna siamo arrivati ad Avignone dove ancora viviamo. Da allora, abbiamo cambiato (un po’) vita, un paio di appartamenti e qualche lavoro. Dopo due anni, abbiamo anche smesso di scrivere sul blog che avevamo creato per il viaggio.
Rileggendo alcuni passaggi oggi, primavera 2018, ci siamo resi conto che in quelle pagine c’erano già molte delle premesse, dei ronzii mentali (e “di raggi e gomme”) che ci portano dritti a questo secondo sito, che racconta un’altra storia: partire di nuovo – in modo diverso, con tempi diversi – forse perché siamo in cerca di nuove prospettive, forse perché abbiamo bisogno di rimetterci a pedalare e questa volta per un periodo più lungo, forse perché siamo semplicemente curiosi di conoscere cosa c’è un po’ più lontano, forse per gustare un nomadismo scelto (e privilegiato, certo) e forse anche perché quando la situazione sembra diventata (troppo) stabile è ora di uscire dall’usuale e mettere in piedi nuovi progetti.
C’è tutto questo e anche altro come, per Roberto, l’aver abbandonato la scrittura dopo essere stato a un passo da avere il primo romanzo in libreria: tra la frustrazione e il desiderio di diserzione le parole si sono prosciugate. È ora di rimetterle in moto al ritmo dei pedali.
Ci rimettiamo in strada di nuovo, per rimanere in giro circa un anno. L’arrivo ideale che ci siamo dati è la Mongolia, attraversando i Balcani e seguendo la Via della seta (con tutte le possibili deviazioni), ma la destinazione non è così importante: possiamo cambiare rotta o fermarci prima, trovare per strada un posto che ci chieda di posare bici e bagagli per un tempo più lungo di una tappa o rientrare prima del previsto.
Senza sponsor e in autonomia, con la voglia di incontrare persone e scoprire luoghi nuovi, ma senza prenderci troppo sul serio: dopotutto stiamo solo andando in bicicletta (come diceva Mike Hall, il fondatore della Transcontinental Race). Da qui il nome di questo sito: “Ma va’ là!”, espressione che si sente spesso tra Emilia e Romagna (nostre terre d’origine). Con questo invito ad andare in un non precisato “là”, introdotto dal dubitativo “ma”, la frase esprime una certa incredulità che tende a sminuire ciò che la precede, come se fosse una sparata troppo grossa o irreale (per esempio: “Stiamo pensando di andare in Mongolia in bicicletta.”, “In Mongolia in bici? Ma va’ là!? Mo siete matti?!”). Ecco, noi “là” proviamo ad andarci. E visto che ci proviamo in bici, “Pedala!” è il sottotitolo-esortazione più naturale che ci sia (grazie Giuseppe!).